- E che cosa vuoi, Rebecca?
- Un angolo di vita che non sia un campo da battaglia.
* * *
Lo so che sei incazzato ma è passato un mese senza che ti facessi vivo e quando chiamo Garrika non mi fa parlare neanche con i ragazzini, mi sono rotta i coglioni di questa storia, di te e ti riparare i tuoi fottuti problemi senza ricevere niente in cambio, mi giri le spalle come se fossi l'ultima delle stronze e ora neanche Roe mi risponde. Ho fatto tutto per te 'Dre, ti ho dato soldi quando ne avevi bisogno e ho fatto molto più che darti soldi, e lo sai, e tutto ciò che riesce a venirti in testa dopo ventisei anni è questo fottuto risentimento del cazzo nato perché ho lasciato Magnolia, perché ho provato a fare qualcosa di meglio con la mia vita e ci sono riuscita. Aveva ragione Jamal quando diceva che siete un buco nero, che la nostra famiglia risucchia tutto e ci toglie la possibilità di fare cose, di diventare qualcuno, perché per qualche motivo non andare in galera a diciott'anni e non girare con una pistola nei pantaloni e non spacciare né farsi come degli stronzi è un tradimento di quella bella lealtà che ti sei pure tatuato sul collo. Lealtà di cosa? Lealtà a chi se io sono tua sorella e conosco solo la tua schiena? Funziona che dobbiamo stare vicini solo quando la nostra vita va a puttane? Vai all'inferno. Andateci tutti, uno per uno, voi e la vostra mentalità del ghetto del cazzo, io ne sono uscita, e mi ci sono voluti otto anni ma ora basta. Vuoi essere lasciato in pace, vuoi che i tuoi figli si scordino di me? Bene, racconta a tutti che sono io il nemico, raccontalo a Roe che quella ci crede anche e vent'anni che la conosco non hanno contato nulla, sembra, dillo a Garrika e a Tanika e ai tuoi figli e ditelo ai figli di Jamal e a quello di Tariq, dillo a nostri vicini di casa, dillo a nostra madre. Non me ne importa più niente, non sono io che dovrei nascondermi. Ma tu. Sei tu che non hai fatto niente di te, solo dei figli di cui non ti sai prendere cura e che deludi ogni giorno. Continua a bere, a bucarti, continua a gettarti nel cesso, non è più un mio problema. La prossima volta che ci rivedremo sarà al tuo funerale, ormai a New Orleans ci tornerò solo per i morti e il prossimo sei tu.* * *
Bruciami la pelle spanna a spanna, hai palmi bollenti e gli errori hanno l'abitudine di rimodellarmi la pelle come se fosse di creta morbida. All'improvviso abito un corpo che non conosco e ogni mattina mi passo le dita sulla bocca, sul naso e sulle sopracciglia per controllare di avere ancora la stessa faccia con cui mi sono addormentata. Trasformami in carbone e poi soffiami tra i capelli per ravvivarmi e vedere se ci sono ancora rami buoni da ardere, ma fallo con discrezione, dimenticatelo non appena il fumo si alza e si spande e io mi perdo nell'aria dov'ero prima torna ad essere un luogo freddo.
Rompimi le ossa, non serve un manuale per farlo. Basta prendere la mira e colpire forte, e poi continuare a battere per scoprire in quanti modi diversi riesco a spezzarmi finché rimane niente a sostenere questi muscoli che ho addestrato alla lotta per anni, perché solo quelli ho potuto trasformare, mentre le ossa mi sono rimaste quelle di mia madre. Si sgretolano senza fatica, se vuoi puoi limarle per vedere se sento dolore, e se ce la fai puoi prenderti quello che proteggono. Trasformale in polvere, oppure ridisegna la struttura del mio scheletro, mettile in ordine come pensi sia meglio, come credi che abbiano più senso per te, per l'aspetto che pensi debba avere una cassa toracica, per come deve legarsi una spina dorsale. Se ne esco paralizzata puoi dire che è stata colpa mia dall'inizio, io non risponderò niente e tu saprai di avere ragione.
Asciugami il sangue: non mi serve, tutto ciò che fa è tradirmi. Lascia che un macellaio ti insegni il modo esatto per drenarmelo dalle vene e poi sii abbastanza paziente da sederti e guardarmi mentre lo raccolgo in bottiglie di vetro, e poi scrivi sull'etichetta a chi apparteneva: non sono più io, sono già un'altra e con i polsi asciutti non ho più niente a legarmi al posto dove sono nata, al destino dei miei fratelli o ai riti di mia madre e di mia nonna. Dissanguami, fallo per liberarmi - le mie arterie scendono nella terra come radici e non c'è modo di reciderle se pulsano di chi ero prima, quindi falle stare zitte, non voglio più questi nodi.
Tagliami tutti i capelli e regalami una crema che mi schiarisca la pelle, vestiti adeguati a coprirmi i tatuaggi e le cicatrici, un coltello per cavarmi entrambi gli occhi - sono vecchi e usati, incrostati di sporco, abili a vedere solo ciò che vedevano dieci anni fa e io non li voglio. Regalameli nuovi, lucidati, magari azzurri. Me li spingerò nelle orbite e batterò le palpebre tre volte, alla quarta il mondo sarà già nuovo. Lavami con la varechina e avvolgimi nella plastica, ora sono pronta. Ci sono, sono come mi hai voluto. Come mi hai fatta.
* * *
- [...] Ogni volta che mi tolgo la divisa sono esausta.
- Smetti di indossarla, se ti uccide in questo modo.
- No. Mai.