- Oh shit. Oh, shit, ooo-oh shit.
Rebecca è fuori dal proprio corpo. Si sporge sul suo corpo-vero e geme senza che nessuno possa sentirla. Un medico le preme i palmi contro il petto per farle riavviare il cuore, ma le macchine continuano a mostrare una linea piatta. I suoni sono più distanti, Lucas sembra terrorizzato. Lei urla al medico di fare qualcos'altro, di provare qualcos'altro. Si infila le mani nei capelli e piange. Qualcosa la strappa da quel piano d'esistenza e la riporta violentemente nel proprio corpo. Il dolore è lancinante.
Chiede a Lucas di andare a prenderle una cioccolata calda. Non appena è sicura che lui si sia richiuso la porta alle spalle, si toglie di dosso il lenzuolo e si guarda le gambe. Le colpisce con la poca energia che ha, senza pazienza si aspetta di muoverle, ma non ci riesce. Quando la mattina dopo Michael aspetta che Lucas se ne sia andato per tornare a trovarla - mentre è cosciente, questa volta - lei gli lancia contro un vaso di fiori e gli urla che nulla di tutto questo sarebbe successo se si fosse fatto gli affari suoi su Osley e su tutto quello che è successo dopo l'attacco all'ambasciata. Che se come si combatte la guerra gli fa così schifo, poteva restare a disegnare power shell nel suo palazzo.
Marcus Dansi le prende i piedi tra le mani e, mentre li muove, le racconta una storia. Lei lo guarda e pensa che vorrebbe anche lei essere diversa dagli altri, divina. O semidivina: semidivina le basterebbe. Avere più tempo sulla terra ed essere sufficientemente forte da poter difendere quel tempo. Il giorno dopo Iris Carter la chiama per dirle che il mondo sta per finire. Prende un respiro profondo e mentre un'altra mezza divinità le ricorda che è in grado di essere più rapida di qualsiasi agente a sua disposizione, lei deve aiutarsi con un paio di pesanti stampelle per uscire dall'ascensore che l'ha portata al piano terra dell'ospedale, e rischia di inciampare due volte.
Mentre suo fratello lotta contro il panico, trascina un borsone pesante fin sull'orlo di una sponda di cemento, poi la suola solida degli anfibi lo spinge e lo fa affondare nel Mississippi. Sei anni e mezzo dopo apre gli occhi lentamente e trova Lucas addormentato seduto, accanto a lei, con il viso affondato nelle braccia conserte poggiate sul materasso. Gli accarezza i capelli piano, per non svegliarlo. E' un uomo anche lui - solo un uomo. Nessuno di loro due sarà mai nient'altro. Possono solo fare del loro meglio con ciò che gli è stato dato.