Rebecca King prende una bella botta, sviene (quasi muore) e riapre gli occhi in una stanza bianca, con di fronte a sé uno dei suoi fratelli deceduti: Tariq.
- Bel cliché di merda.- Belché?- Potevi andare a scuola invece di spacciare e finire ammazzato, stronzo.- Potevi restartene nell'esercito invece di venire a farti ammazzare dai superumani a Philadelphia, stronza.
Non ha torto. Nelle Forze Speciali aveva più o meno un'idea del nemico. Il nemico aveva un aspetto diverso dal suo, usava armi più o meno simili e non era in grado di fracassarle la cassa toracica con un pugno distratto.
- In culo all'amuleto della grande voodoo queen di quel cazzo di quartiere, eh?- Lo sai che devi curarlo, Reba. Altrimenti non funziona.- Neanche ci credevi tu a quelle cazzate.- Non credevo in Dio, ma il voodoo? Il voodoo non lo prendi per il culo.- Beh il voodoo non mi è stato buono a un cazzo, stasera.
Alza gli occhi al cielo, nelle orecchie sente un rombo di legno sradicato, poco dopo una mitragliata di spari. Il suo cuore inizia a battere a ritmo.
- Is your fucktoy out there?- Shut the fuck up Tariq.- Questa è tutta cattiva sorte per esserti scopata un bianco. Lo sai, vero?- E' cattiva sorte per essermi fatta prendere a pugni da un carrarmato, più probabilmente.- You don't say?- Chi ti sei scopato, tu, per farti ammazzare?
Tariq si stringe nelle spalle e non risponde più. Rebecca non si lascia più ferire dal suo silenzio. Si siede per terra a gambe incrociate e chiude gli occhi, come Tara le insegnò a fare, finché nell'aria non risuona il rumore delle sirene e poi qualcuno che la chiama per nome. Agente King? Agente King, Rebecca: la stiamo aspettando da questa parte, agente.